Il Gruppo Folcloristico della Val Cavargna, tra tradizioni e memoria

Un’idea nata quasi per caso, tra amici. Era il 29 gennaio 1997 quando per la prima volta una ventina di persone si riunirono per dare vita al Gruppo folcloristico della Val Cavargna.

La volontà era quella di partecipare al 60° Anniversario del Costume Ticinese che si sarebbe svolto l’8 giugno di quello stesso anno a Lugano: un’occasione imperdibile per valorizzare le tradizioni dei 4 paesi della Val Cavargna: Cavargna, Cusino, S. Nazzaro e S. Bartolomeo, ognuno con le proprie caratteristiche e differenze.

È in questo modo che è cominciata l’attività di ricerca sulle nostre tradizioni, sulle storie, i racconti, gli abiti, i mestieri di una volta, i sapori antichi e le mille sfumature del nostro territorio. Un’attività che il Gruppo ha intrapreso partendo dalle radici: sono state esplorate soffitte, armadi, cantine e riscoperti i costumi tipici e gli attrezzi di mestieri artigianali ormai dimenticati. Si chiedeva ai conoscenti, ai parenti, agli anziani del posto di raccontare e raccontarsi, perché la memoria viva è la memoria più autentica. Dalla polvere sono emersi vestiti tradizionali, attrezzi originali, saperi, ricette..e laddove l’usura aveva intaccato l’integrità di qualche oggetto intervenivano le mani sapienti delle sarte e degli artigiani d’oggi: sapere presente e passato che si uniscono nella memoria. In questo modo sono stati recuperati scorci di abitudini e tradizioni passate, frammenti della nostra identità, rendendo le storie dei nostri nonni più reali di quanto avessimo mai potuto immaginare.

Il Gruppo Folcloristico, grazie anche al contributo del Museo di Cavargna e all’associazione Amici di Cavargna, è riuscito a riportare alla memoria stralci del nostro passato e renderli nuovamente attuali e presenti.

Grazie a loro sono state ricostruite scene di vita quotidiana di famiglie dedite alla monticazione, contrabbandieri rincorsi dai finanzieri, magnani, segantini e stagnini al lavoro. Sono stati approfonditi gli studi relativi ai costumi tradizionali diversi da paese a paese e si è scoperto che esisteva un vestito da lavoro ed un vestito della festa ognuno con le proprie caratteristiche.

La volontà del Gruppo di salvaguardare la nostra tradizione si è volta anche ad altri aspetti della vita quotidiana: sono state registrate le canzoni dialettali per preservarle dall’oblio, così come le pietanze della tradizione gastronomica a cominciare dal risotto, fino alla matuscia, allo zanghërlin e ai canëstréi che sono state inserite nella DE.CO.

Il loro merito sta nell’aver saputo creare un museo vivo, fatto di ricordi, memorie e testimonianze. Un museo dinamico, che si intreccia al nostro territorio e al nostro passato, rendendolo condivisibile.

La partecipazione all’evento di quell’8 giugno 1997, ha sancito quindi soltanto il primo dei numerosi successi dell’associazione.

Da allora, le attività del Gruppo si sono moltiplicate. A partire dal 1999 ha cominciato a rappresentare il Presepe vivente nella frazione di Sora, unendo la tradizione cristiana con quella locale, il tutto incorniciato dal borgo antico della frazione, creando un’atmosfera unica di condivisione e sperimentazione del passato. Un evento che ogni volta accoglie sempre più persone e che lo scorso dicembre è stato ospite di successo a Milano su richiesta esplicita della Regione Lombardia. Nel 2006 ha partecipato ad un’iniziativa dell’amministrazione provinciale di Como e il museo della valle per la salvaguardia delle parole dialettali sulla lavorazione della lana e del latte e prodotto un DVD contenente anche la famosa “fiction” di Isep e le bragiole, favola tradizionale per far rientrare a casa presto i bambini di un tempo.

Tra i sogni nel cassetto dell’associazione c’è anche quello di poter un giorno preservare dal degrado quei nuclei e quegli ambienti che rappresentano ancora l’identità delle nostre valli: un progetto ambizioso, in quanto purtroppo tutelare il nostro territorio e la storia che possiede non è sempre immediato.

L’associazione, che ha sede a S. Bartolomeo V.C. è conosciuta anche come Gruppo costumi e tradizioni della Val Cavargna e ad oggi conta una sessantina di iscritti e un proprio stendardo realizzato da un’artista olandese col metodo patchwork che rappresenta i fin da paia, presenti in valle fino al 1970/80 e alcuni attrezzi artigianali.

L’associazione, senza scopo di lucro, ha un consiglio di amministrazione composto da 11 consiglieri che si rinnova ogni tre anni. L’attuale presidente è Lino Mancassola.

Chiunque può iscriversi, non solo i valligiani, come socio attivo o soltanto per partecipare alla vita sociale dell’associazione.

Amate i vostri luoghi e le tradizioni che si portano dietro? Se la risposta è sì, fatevi avanti. La memoria è memoria di tutti, e tanto diventa forte quanto più la si condivide.

Redazione

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