Carnevale di Schignano 2020: continua la storia di una comunità

Sabato 22 e martedì 25 febbraio torna anche quest’anno il meraviglioso e tradizionale Carnevale di Schignano.

Scopriamo cosa c’è dietro e come funziona questa fantastica festa di Paese!

Magia, follia (e tanta preparazione) dietro al Carnevale di Schignano

È definito “il Carnevale più bello del Lario”: unico nel suo genere, con personaggi, riti e ritmi originali che non hanno eguali sul panorama nazionale. Questo è il Carnevale di Schignano, che con le sue figure più rappresentative, i Belli e i Brutti, sta diventando sempre più noto e famoso. In molti ne hanno sentito parlare, ma ben pochi, forse, lo hanno vissuto dal vivo. E il verbo “vivere il Carnevale”, simile a “partecipare, prendervi parte” non è casuale: il carnevale a Schignano è un evento che non si può “vedere” e basta, restandone distaccati.
Può piacere o meno, ma è difficile che lasci indifferenti. L’atmosfera, i suoni, la magia di un momento catapultano tutti in una sorta di mondo parallelo, che racconta in un modo un po’ bizzarro, ma indiscutibilmente interessante, la storia del paese.

Il Carnevale di Schignano, però, va compreso (altrimenti, come capita spesso a chi vi assiste senza capirlo pensa che gli schignanesi…”siano tutti pazzi”)…In realtà, in fondo, lo siamo.
Certo, perché anch’io da Schignanese, vivo il Carnevale. Come diciamo noi, “nasciamo con il carnevale nel DNA”. E appena posso, indosso, fiera, la maschera lignea del ‘700 del mio trisnonno.

Oggi anche le donne possono mascherarsi, un tempo erano relegate dietro le quinte, al lavoro di preparazione dei costumi (attività che richiede diversi mesi) e le figure mascherate venivano interpretate soltanto dagli uomini.

Le aspettative…Il Carnevale di Schignano non è una sfilata!

Se si pensa che andare a “vedere” il Carnevale di Schignano regali una bella allegra colorata fila di carri, di maschere, di persone…. (come a Viareggio, o come più delicatamente si trova a Venezia)… Ecco, no, si è fuori strada. Le aspettative potranno restare disattese: il carnevale a Schignano è tutto, fuorché uno spettacolo a cui assistere, lontani e asettici in qualità di spettatori. Essendo teatro di strada, è la rappresentazione viva di un evento in continuo divenire cioè la vita degli schignanesi.

Il Carnevale a Schignano “coinvolge e sconvolge”: in positivo o in negativo. Questo dipende dalla propensione di ognuno. Se ne può rimanere affascinati -indiscutibilmente, per i personaggi caratteristici e per i rituali propri che non si trovano in altre “liturgie carnevalesche”,- ma difficilmente lascia indifferenti.

Per questo è importante “arrivare preparati” alla manifestazione per capire i personaggi, perché si muovono e si vestono in un certo modo; altrimenti, davvero si rischia di perdere un’occasione unica di divertimento, di baraonda e di commedia dell’arte improvvisata di cui godere e a cui prender parte.

Dietro le maschere di legno, la storia di una comunità

Mascheraio Luca Passini

Dietro le maschere di legno che ricoprono i volti dei Belli e dei Brutti, intagliate a mano, principalmente in radica di noce, c’è davvero la storia del paese, storia di emigranti, di allevatori e contadini. C’è la narrazione della vita di una comunità spesso oppressa dagli egemoni padroni ricchi, quegli stranieri (spagnoli o austriaci) che per secoli hanno governato il Nord Italia.

Non essendoci alcuna testimonianza scritta sulle origini del Carnevale di Schignano, per comprenderne i significati, si possono solo fare ipotesi verosimili analizzando quello che si vede e che di concreto testimonia il carnevale e le sue rappresentazioni: dalle maschere lignee, frutto del sapiente lavoro di abili intagliatori locali, alla complessità dei costumi, dalle movenze, alle rappresentazioni dei vari personaggi (che si svolgono secondo alcuni principi generali, senza peraltro un copione scritto). Il tutto completamente a carattere spontaneo e quindi ancora molto genuino.

Le maschere lignee più antiche sono databili alla fine del 1700. In assenza di altre informazioni, si presume che, questo genere di festa carnascialesca a Schignano, così come la intendiamo oggi, abbia almeno duecento, duecentocinquant’anni.

I colori del Carnevale

Nell’area lombarda e in tutto il nord Italia è davvero raro vedere vesti così sgargianti, tessuti e nastri fiorati e colorati come quelli che indossano i ricchi-Belli (detti anche Mascarun) a Schignano. Probabile e molto realistica l’ipotesi di contaminazione spagnola. (il che anticiperebbe forse, l’origine del carnevale al Seicento?…)
Potrebbe essere: d’altronde, storicamente, il carnevale è la festa della ribellione, dell’irrisione (più o meno tollerata) all’autorità costituita. E gli spagnoli governarono il Nord Italia fino al XVII secolo.

Dietro il panciotto rigonfio del Bel, è facile identificare l’opulenta ricchezza dei ricchi dal ventre ripieno, sinonimo di benessere nei secoli passati (altro che dieta! Il ricco panzuto ostenta la propria condizione di privilegio e se ne bea). Al contrario, in netto contrasto, “i Brut”, brutti nell’espressione, nelle movenze e nel travestimento: la povera gente, semplice. Libertà e fantasia si sprecano nell’interpretazione dei poveri schignanesi, spesso dai corpi deformi, che corrono scomposti (e scherzosi). Tristi, deformi, affaticati, ma pur sempre dignitosi.
Mai Vinti. Mai domi.

Non è una povertà triste, ostentata, la loro, bensì è una condizione di vita, accettata, a tratti giocosa: un po’ com’era la vita vera dei contadini e dei popolani, artigiani, maniscalchi, allevatori.
La povera gente schignanese di un tempo. Famiglie numerose, talvolta ai limiti del disagio, ma sostanzialmente gente dignitosa, comunque fiera dell’appartenenza alla classe lavoratrice. – infatti, i Brut recano in mano gli strumenti e gli attrezzi degli antichi mestieri. In spalla, a scelta, qualcosa che li rappresenti: una gerla, del fieno, una valigia rotta (emblema di un’emigrazione poco fortunata)… Uno straccio per pulire le scarpe (nordici sciuscià?), una sedia rotta da impagliare.

In alcune edizioni (essendo tutto fondato sulla spontaneità) a corredo del costume si è vista qualche pelle di animale, anche se questo è probabilmente un elemento frutto della contaminazione di altre tradizioni. Per fare il Brut basta davvero poco: una scopa di saggina, meglio se logora, un cappello sfondato, una calza a mo’ di guanto, un pentolino rotto: siccome Carnevale a Schignano si interpreta da secoli, lo si festeggia con quello che c’è o che c’era a disposizione, pronto a raccontare il quotidiano vivere.
I Brut, nel loro incedere, sono davvero disordinati e scoordinati; talvolta cadono a terra, all’improvviso, sfiniti, le forze vengono meno. Sono, però, sempre i Brut che fanno gli scherzi al pubblico, non è raro che fermino le auto e accarezzino con uno straccio gli inconsapevoli passeggeri. O puliscano loro i vetri (a modo loro, naturalmente!)

Quali sono i giorni di Carnevale a Schignano?

Carnevale a Schignano inizia allo scoccare della mezzanotte del 5 gennaio: notte magica, notte già di festa, perché costituisce la conclusione della Vegéta, la festa dei coscritti. I neomaggiorenni (i coscritti, appunto) dell’anno, che per tutta la notte, cantano e ballano, chiudendo in bellezza un mese di baraonda e di allegria, momento che, fino a qualche anno fa, costituiva il saluto prima della partenza per il servizio militare; oggi ne resta il significato come una sorta di rito di ingresso nell’età adulta.

Naturalmente, in origine Vegéta e carnevale erano appannaggio dei soli uomini (maschi), sdoganate solo nell’arco del XXmo secolo anche alle donne (ma non ammesse a fare tutto!) Sapeur Sigurtà e Ciocia, infatti, sono ancora soltanto uomini.

L’apertura del Carnevale avviene con l’irruzione di Belli e Brutti nel salone ove i coscritti, appunto, festeggiano la Vegéta, dando il via ad un mese e più di festeggiamenti e travestimenti. (A Schignano si segue il rito romano, il carnevale perciò si conclude il martedì grasso, il giorno che precede la festa liturgica del Mercoledì delle ceneri, 40 giorni prima di Pasqua).

Dal 5 gennaio in poi, e sempre più frequentemente con l’approssimarsi della festa, in paese la sera o la mattina presto è facile imbattersi in gruppi spontanei di Belli o di Brutti.

Gli eventi – Il programma

Per chi volesse partecipare, le due sfilate quest’anno si terranno sabato 22 e martedì 25 febbraio.

L’inizio è previsto alle 13.30, si consiglia di raggiungere almeno mezz’ora prima il paese per questioni logistiche. In località Retegno mostra fotografica di Andrea e Paolo Priori e rappresentazione dal vivo dell’intaglio delle maschere, dell’artista Luca Passini.

Sfilata nel pomeriggio (la Strada Provinciale SP15 sarà chiusa al traffico dalle 14 alle 17); il martedì dopo il corteo, attorno alle 16.30 il rito della processione e tentata fuga del Carlisep. Ultimo atto dalle 23.30 processione con il Carlisep e rogo a mezzanotte.

Stefania Pedrazzani

Redattore - Associazioni, Cultura e Valli. Scrivi una mail a stefania.pedrazzani@lavocedelceresio.it

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