I Vegia di San Bartolomeo: fra tradizioni e continuità

I Vegia di San BartolomeoCome ogni anno il 31 gennaio scorso a San Bartolomeo è andata in scena la tradizionale festa de “I Vegia”, un’antica tradizione che le insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria tutti gli anni vogliono far rievocare dai propri alunni.

Questo da la possibilità alle tradizioni locali di essere portate avanti, inoltre in questo modo bambini si possono sentire ancor più legati al territorio. Da ultimo, ma non meno importante, si può considerare come una sorta di “lezione di vita” perché si offre l’opportunità di conoscere uno spaccato della cultura contadina di un tempo.

La tradizione de I Vegia di San Bartolomeo

Anticamente durante questa manifestazione si girava vestiti in abbigliamento tipico, mascherandosi da vecchi, sporcandosi la faccia con la fuliggine, creando gobbe e grandi seni finti, vestendosi da vecchie con degli stracci. I protagonisti della festa giravano per il paese facendo rumore con dei campanacci, delle scatole di latta. E la sera bussavano alle porte per raccogliere delle caramelle, delle castagne e della frutta secca. Quando i ragazzi le incontravano gridavano loro “Gine Ginevrun va fora dai cantun”, che tradotto significa “Gennaio, gennaione vai fuori dagli angoli.” Infatti questa festa sta ad indicare che la stagione invernale è finita, si vuole scacciare via l’inverno per dare la possibilità alla nuova stagione, alla primavera di entrare.

I Vegia secondo i bambini e le scuole

Da anni le insegnanti riproducono la manifestazione I Vegia di San Bartolomeo. Per questo i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria venerdì scorso (appunto il 31 gennaio, ndr.) si sono riuniti e mascherati da vecchi, con in mano il campanaccio, che utilizzavano per accompagnare una frase tipica “Fora ginè, denter fevrè”, dal dialetto “Fuori gennaio, dentro febbraio”.

Tutti i bambini hanno sfilato per le vie del paese, con grande partecipazione della gente che ha accompagnato il corteo fino al Monumento dei Caduti. Qui, con l’aiuto della Pro Loco, in tutta sicurezza è stato acceso un piccolo fuoco, che indica la simbolica fine del freddo, bruciato dal falò. Durante questo momento di ritrovo le insegnanti hanno letto le storie de “I Vegia e il ginè” e festeggiato con i bambini con una piccola merenda. Allo stesso tempo è stato possibile visionare tutti i disegni realizzati dai bambini della scuola primaria e dell’infanzia, che al termine della manifestazione si sono spostati in mensa e hanno pranzato tutti insieme, per favorire la socializzazione fra tutte le età.

Questa chiusura della festa rappresenta una parte significativa anche per un altro progetto della didattica a cui le insegnanti tengono molto, quello della continuità fra i due ordini di scuola. Continuità, infatti, non significa solo interazioni fra le docenti, ma anche un maggior lavoro comune e una maggiore socializzazione, appunto, fra bambini e insegnanti dei diversi ordini scolastici.

Portare avanti le tradizioni e riviverle è senza dubbio una perfetta opportunità per favorire la continuità sia nel contesto della scuola sia al di fuori, in un mondo che sempre meno riserva spazio per le tradizioni.

 

Marco Baruffato

Direttore - Associazioni, Cultura ed Eventi. Scrivi una mail a direttore@lavocedelceresio.it

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