Fusione dei Comuni: Fusione Si, Fusione No?

Fusione dei ComuniDal 2011 in Italia è nato un dibattito che ci siamo trascinati fino ad oggi. Quello a proposito dei Comuni. Il nostro paese è fondato sui Comuni, forma amministrativa nata proprio nell’Italia Medioevale che, protratta fino ad oggi, ha portato alla formazione di 8.000 mila comuni da nord a sud. La peculiarità sta nelle grandezze, il comune più piccolo d’Italia – Moncenisio ha solo 36 abitanti. Tuttavia un comune, specialmente in periodi di ristrettezze finanziarie in quali siamo, comporta costi su costi, a carico dei contribuenti. È così che dal Governo Monti in poi sono partiti processi di razionalizzazione delle spese, e di conseguenza unire comuni molto piccoli e confinanti fra loro, al fine di contenere i costi e concedere maggiori servizi di qualità ai cittadini, è diventata una prassi non solo possibile, ma persino incoraggiata.

In relazione alla Fusione tra tutti i comuni del Ceresio, se ne parla da tempo; abbiamo anche assistito a un referendum nel 2013 che ha visto vincere in modo schiacciante la contrarietà a questo tema, ed ha ucciso sul nascere il possibile comune “Riviera del Ceresio”, che sarebbe stato il frutto della fusione fra Porlezza, Valsolda, Claino con Osteno, Corrido e Val Rezzo. Detto che i Referendum si svolgono una volta sola, e la questione poi si chiude, proviamo ad analizzare quali possano essere gli eventuali effetti positivi e negativi di questo processo.

Fusione dei Comuni SI

La questione è molto semplice, i numeri. Un comune unito, mettiamoci anche tutta la zona montana della Cavargna, avrebbe circa 13 mila abitanti. Questa grande capienza permetterebbe di accedere a più finanziamenti, che i singoli comuni non riuscirebbero mai ad ottenere. Questo servirebbero a finanziare anche grandi infrastrutture e a consentire un netto miglioramento dei servizi offerto ai cittadini. Oltre ad uno scontato risparmio di costi. Senza contare, infine, il potere di “contrattazione” con altre parti e altri paesi, come la vicina Svizzera in primis, quando si affronta una qualsiasi questione importante per il bene del paese.

Fusione dei Comuni NO

La prima questione è identitaria, il cittadino di Valsolda è di Valsolda e non gli si può dire che è di Porlezza. E questo è un tema che torna in tutta Italia, con comuni che distano pochi “metri” ed hanno una rivalità secolare e storica. Un’altra questione può essere quella relativa ai debiti: ora non conosco nei particolari i debiti di ogni singola amministrazione, ma un’amministrazione sana potrebbe decidere di non unirsi con un’amministrazione molto indebitata. La questione che forse riassume tutto in poche semplici parole è “Pesce Grande Mangia il Piccolo”, che incarna il concetto in base al quale all’interno di una fusione a rimetterci, sotto tutti i punti di vista, sarebbero senza ombra di tutti i comuni più piccoli che verrebbero soffocati dai più grandi.

L’Unione dei Comuni

Una strada di mediazione potrebbe essere l’Unione, una sorta di “alleanza” tra i comuni al fine di ottenere più risorse pubbliche per finanziarie opere pubbliche ed infrastrutture, condividendo i servizi principali e abbattendo così di conseguenza i costi, conservando però le proprie identità e autonomie.

Paolo Muttoni

Redattore - Amministrazioni e Territorio. Scrivi una mail a paolo.muttoni@lavocedelceresio.it

2 pensieri su “Fusione dei Comuni: Fusione Si, Fusione No?

    1. Ciao Filippo! Grazie… siamo curiosi di approfondire e di comprendere le imprecisioni di cui parli. ti contatteremo al più presto per approfondire.

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